La memoria dell’ eccidio di Srebrenica , e i sensi di vergogna, pietà, impotenza, che porta con sé, almeno in Occidente, perché altrove sono rabbia, odio, disperazione, non avevano davvero bisogno di essere appesantiti dal dibattito, sterile e provocatorio da ambo le parti, se la tragedia bosniaca sia stata o meno genocidio. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu , su questo punto, s’è spaccato: il veto della Russia , chiestole da Belgrado, e l’astensione della Cina, ma anche di Angola, Nigeria e Venezuela, Paesi fra loro diversissimi, ma tutti segnati da storie di confronti interni aspri oltre il limite della guerra civile, fanno emergere per l’ennesima volta i crinali dell’ ingerenza umanitaria e dei conflitti etnici e religiosi interni a un Paese. La Russia ha motivato il veto definendo il documento proposto “non costruttivo, aggressivo e politicamente motivato”. E così la commemorazione del massacro vent’anni dopo diviene un altro capitolo della nuova Guerra Fredda e l’enn...