domenica 1 marzo 2015

Il coccodrillo sì il maialino no

 
 
All’Expo anche il coccodrillo dello Zimbabwe. Ma il maialino sardo rimane bandito
Esportazione vietata a causa della peste suina. Nessuna deroga per l’evento di Milano
 
Ci sarà il pane carasau e non mancheranno il cannonau, il vermentino, il pecorino, i dolci e la bottarga. Ma non ci sarà il maialetto arrosto: “su proceddu”, delizia della tavola, la Sardegna non potrà farlo conoscere (e magari offrirlo) ai milioni di visitatori dell’Expò. A Milano la carne dei suini allevati nell’isola sarà assolutamente vietata. I turisti potranno gustare piatti a base di carne di coccodrillo dello Zimbabwe e anche insetti in varie salse, ma uno dei piatti più apprezzati della cucina sarda è stato messo al bando. E la stessa regola vale anche per i prosciutti e le salsicce. La ragione è molto semplice: in Sardegna è ancora diffusa la peste suina e da tempo vige il divieto assoluto di esportazione della carne di maiale e dei suoi derivati. 
Per l’Expò gli allevatori si aspettavano almeno una deroga ma il ministero della Salute e l’Unione europea per il momento hanno risposto picche. La Regione ha deciso di investire tre milioni e mezzo di euro per allestire una grande vetrina all’esposizione universale, ma il divieto di esportazione di carni e salumi scatena la protesta. Soprattutto tra gli allevatori.
La peste suina non è contagiosa per l’uomo, ma tra gli allevamenti della Sardegna il virus continua a diffondersi. Soprattutto nelle zone in cui i maiali crescono allo stato brado. I piani di eradicazione finora non hanno ottenuto risultati incoraggianti e anche per questo i turisti in arrivo all’Expò non potranno assaggiare “su proceddu” preparato secondo l’antica ricetta dei pastori. «Da tempo stiamo valutando le conseguenze di carattere sanitario e commerciale che potrebbero scaturire dall’immissione sul mercato di prodotti derivati da suini allevati in Sardegna – spiega il Ministero della Salute al notiziario economico “Chartabianca” – Uno degli elementi limitanti è che solo di recente è stato approvato un piano straordinario di eradicazione e controllo della peste suina africana. Nelle prossime settimane verranno prese in considerazione le misure messe in piedi dalle autorità sanitarie regionali per una valutazione compiuta dei risultati raggiunti».  
Dalle tavole sarde al Parlamento, "su proceddu" diventa un caso. E al ministro Beatrice Lorenzin arriva subito l’interrogazione del deputato del “Centro democratico”, Roberto Capelli: «Credo sia irragionevole che il padiglione Italia venga reso off limits ai maialetti sardi e che poi venga concessa la deroga per l’importazione di carni da nazioni con normative non in linea con i requisiti sanitari dell’Unione europea. La peste suina è un virus che arriva dall’Africa e che risulta dannoso solo per i suini. Gli allevatori sardi sono già in ginocchio per il divieto di esportazione dei loro prodotti, è inaccettabile che venga negata anche la vetrina dell’Expò». 
Sui social network il caso fa già molto discutere. E per protestare scendono in campo anche le associazioni degli allevatori: «Questa è una storia allucinante – sbotta il direttore regionale della Coldiretti, Luca Saba – In questo modo si danneggiano le ottomila aziende che rispettano alla lettera le regole e che allevano suini sanissimi e di ottima qualità». D’accordo anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Elisabetta Falchi: «Sarebbe il colmo che sui banchi dell’esposizione milanese trovassimo insetti e carni di tutto il pianeta, come quella del coccodrillo, e che il suino isolano venisse lasciato alla porta. Non si può escludere uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy».  

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