martedì 7 luglio 2015

Crisi Grecia, la memoria corta di Berlino



Parlare della crisi greca potrebbe apparire presuntuoso e anche un po’ banale. Ma alcune considerazione provo a metterle in fila. Considerazioni che lego ad alcuni concetti e ad alcune parole chiave. Parto dal concetto di ingratitudine o, si potrebbe dire, della comodità dell’avere una memoria corta.
La signora Angela Merkel, che in queste ore lavora alacremente per la cacciata della Grecia dall’Europa (sorvoliamo sul paradosso di cacciare dall’Europa la terra dove la parola Europa è nata…) e dall’euro a causa della sua insolvenza nel pagare il debito, scorda il passato del Paese che governa. La Germania, per ben due volte nel secolo scorso si è trovata in default. E’ accaduto alla fine dei due conflitti mondiali che la Germania stessa aveva scatenato, provocando non solo la morte di milioni di europei, ma la distruzione di gran parte del Continente. Le distruzioni provocate dalle due Guerre Mondiali hanno determinato, nei trattai di pace, pesantissimi danni di guerra che la Germania doveva pagare agli Stati vittime delle sue aggressioni. Ebbene in entrambi i casi i debiti tedeschi vennero condonati per oltre il 50% e la Germania si salvò dal default. Negli anni ’50 lo scenario è pressoché identico e anche in questo caso i debiti tedeschi vengono abbattuti drasticamente anche dal governo greco dell’epoca, che vantava anch’esso cospicui risarcimenti per i danni provocati dall’invasione nazista e dalla guerra. Senza quell’atto di generosità l’economia tedesca non avrebbe conosciuto la ripresa e poi il miracolo. Un miracolo economico che è stato pagato in buona parte dai cittadini europei che la Germania aveva fatto a pezzi. Oggi quel passato sembra non ricordarlo nessuno.
Secondo elemento che si prende scarsamente in considerazione in queste ore di chiacchiere a ruota libera sulla Grecia, è quello che riguarda il modo in cui si è determinato il debito greco. Il luogo comune che i media hanno fatto passare è quello dei greci spreconi e nullafacenti, che vogliono vivere sulle spalle dei laboriosi tedeschi. Vediamo se è esattamente così.
Per capire cosa è successo bisogna partire da un giochino finanziario che fanno molte banche. Raccolgono il risparmio dai cittadini e con quei fondi acquistano titoli, molti acquistano titoli di stato. Ovviamente i titoli dei paesi più deboli e quindi più a rischio sono i più remunerativi e fruttano interessi più alti. I titoli greci, vista la debolezza dell’economia ellenica, pagavano circa il 15% di interessi.
Chi ha acquistato gran parte del debito pubblico greco? Ovviamente le banche tedesche, e in una certa misura quelle francesi e poco quelle italiane. Con quali denari le banche tedesche hanno fatto l’acquisto? Con i soldi dei risparmiatori tedeschi e senza spendere un euro, visto che il costo del denaro in Germania è ridottissimo. I banchieri di Berlino hanno quindi intascato quasi interamente l’interesse pagato dalla Grecia per anni. Quando Atene è entrata in crisi sono arrivati gli aiuti europei. Aiuti alla Grecia? Assolutamente no. Aiuti alle casse delle banche tedesche che dovevano continuare ad incassare i loro interessi sui titoli greci. Su 250 milioni di euro di aiuti, 230 sono stati usati per pagare gli interessi dei titoli di stato. Soldi che non sono neppure transitati da Atene, ma sono andati direttamente nei forzieri germanici. Altro che pagare le pensioni e l’allegra spesa pubblica greca. I soldi dell’Europa (quelli che oggi la Grecia non può restituire) li hanno mangiati le banche di Berlino e Francoforte. Non so come si chiama in termini di alta finanza, ma noi cronisti di basso rango definiamo questo metodo con un solo termine: usura.
La domanda che andrebbe posta oggi di fronte a questa condotta scandalosa è semplice. E’ questa l’Europa che dobbiamo difendere? E’ ammissibile che a guidare le sorti del Continente debbano essere gli interessi di pochi banchieri sostenuti da una leadership politica che predica concetti economici come quello dell’austerity che sono palesemente fallimentari secondo il giudizio espresso dai maggiori economisti del pianeta? Va detto che forse una maggiore democrazia e una maggiore distribuzione del peso politico all’interno dell’Unione sarebbe la prima strada per porre in essere politiche economiche e sociali diametralmente opposte a quelle attuate. Politiche che hanno condannato l’Eurozona ad una crisi permanente, mentre le altre aree del pianeta, usando politiche opposte all’austerity, sono uscite da tempo dalla crisi e vivono una stagione di crescita. Tutte le volte che la Germania ha avuto la pretesa di guidare l’Europa ha portato a immani catastrofi. Forse la leadership tedesca porta sfiga o forse è il caso che la storia ci insegni qualcosa.

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