sabato 18 aprile 2015

Il suicidio della sinistra italiana



E' evidente che il solo atteggiamento che la sinistra del PD possa adottare nei confronti di Renzi è quello suggerito da Massimo D'Alema: una spregiudicata guerra di movimento, con imboscate e colpi ben assestati. Di quelli che lasciano sulla leadership nemica evidenti segni di logoramento e producono non rimediabili ferite politiche.
In poche parole il totale suicidio della sinistra italiana ad opera di coloro che già hanno provocato autentici danni politici all'interno del partito. Mi riferisco in particolare al leader della minoranza PD, Pierluigi Bersani, che è riuscito nell'impresa quasi impossibile di non vincere le ultime Elezioni Politiche che sulla carta erano già vinte, portando il partito al suo minimo storico, poco più del 25%.
Che questa sapiente azione di provocazione e sabotaggio, di chi ha una limitata capacità di fuoco residuale e però mira alla deposizione di Renzi, sia il solo metodo efficace per contrastarlo, lo conferma anche la immediata discesa in campo del Corriere a protezione dello statista fiorentino, sfregiato da una inaudita manifestazione di lesa maestà. 
Bersani e compagni hanno dovuto indossare l'elmetto per fare i guardiani del loro "fortino" assediato dal dissenso non tollerato di un politico "extraparlamentare" che va avanti per la sua strada infischiandosene delle esternazioni minacciose dei suoi compagni di partito non allineati, i quali non si capisce sino a che punto intendano spingersi nella loro opposizione intransigente al "capo", che fa apparire la minoranza PD la vera opposizione al Governo, più dello stesso M5S o Forza Italia.
Contro un avversario che conta su cotante schiere armate a difesa della sua integrità, Bersani aspetta la rivincita nelle prossime primarie in data da destinarsi (a seconda di quanto durerà il presente Governo). Ma si inganna. E' davvero realistico disarcionare il condottiero toscano alle primarie aperte e andare al voto senza ricandidare il premier in carica? Suvvia. O lo si fa cadere prima, con una risolutiva resa dei conti o è assurdo il percorso di un nuovo Congresso immaginato per incassare la rivincita nei gazebo. E poi, se tutto è rinviato al torneo delle primarie, la minoranza del PD, che contava su almeno l'80% dei parlamentari e si è piegata su ogni scelta senza nulla obiettare, per cosa chiederà il sostegno? E chi sarà disposto a farsi probabilmente impallinare dal leader toscano?   
Vedremo nelle prossime settimane se il timore che un agguato parlamentare possa condurre al voto anticipato paralizzi la prova di resistenza della minoranza. E comunque, in queste Camere, la semplice durata è per molti "peones" l'imperativo categorico. Per evitare le urne, il Governo raccatterebbe la fiducia anche se proponesse, quale suo programma immediato, una repubblica dei soviet degli operai e dei contadini.
Sta di fatto che il miracolo renziano di portare il partito a quasi il 41% in occasione delle Elezioni Europee, sta già pagando dazio.
A causa delle diatribe interne e per colpa di un manipolo di nostalgici post comunisti, gli ultimi sondaggi stanno registrando un costante calo dei consensi del PD. Ed ecco quindi ancora una volta il masochistico comportamento di alcune frange di una sinistra ideologica che tiene di più ai propri principi ormai superati dal tempo, piuttosto che al bene del partito.
Non mi stupirei se a delle eventuali prossime Elezioni Politiche, il compagno Bersani riuscisse di nuovo nell'impresa di far risuscitare una destra in questo momento disastrata.       
 

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