martedì 17 febbraio 2015

E' arrivato l'11°!

 

"Crime" è l'11° eBook pubblicato da Angelo D'Antonio (8 libri e 3 raccolte).
Ma cos'è "Crime"? "Crime è un esperimento difficile e ambizioso di unire tre romanzi in un solo libro.
L'Autore ha infatti utilizzato gli ultimi tre suoi libri e non ha composto una semplice Trilogia, ma ha descritto una storia senza soluzione di continuità. Si può quindi dire che "Crime" è a tutti gli effetti un'opera del tutto autonoma.
Come è stato possibile tutto ciò?
E' stato effettuato un lavoro importante sulle trame soprattutto del secondo e del terzo libro, con l'aggiunta di nuovi brani, il cambiamento di alcuni personaggi e addirittura il cambiamento di un finale.
"Crime" è un thriller unico nel suo genere che racchiude storie diverse che però sono state legate tra loro.
I personaggi dei tre libri si mischieranno nelle tre diverse storie narrate, rappresentando un "unicum" nel panorama editoriale italiano.
Stalking e femminicidio, psicosi, schizofrenia e perdita della propria identità, sacrifici, Sette Sataniche e numerologia. Tutto apparentemente è rimasto invariato, ma in realtà tutto è cambiato.
  
Attualmente "Crime" è disponibile soltanto sul Kindle Store di Amazon al seguente link: CRIME  al prezzo di 99 centesimi.
MOLTO IMPORTANTE:  IL LIBRO VERRA' LANCIATO OGGI CON UNA CAMPAGNA GRATUITA DELLA DURATA DI 5 GIORNI !

domenica 15 febbraio 2015

Quando “Lui” interviene solo all’ultimo momento di Massimo Gramellini


Non mi sembra proprio possibile. Ancora ieri faceva fatica a coordinare i movimenti per la pedalata sul suo triciclo di plastica, e oggi all’improvviso la vedo pedalare - che faccio fatica a rincorrerla a piedi - sulla sua bicicletta. È una bicicletta formato bimba di tre anni, ma una bici vera anche se con annesse rotelline, non un triciclo o un giocattolo; d’altronde il suo papà è uno che in bici ci va sul serio, ci suda sopra per la fatica e gli piacciono le scalate. 
Arrivato ai giardinetti la lascio correre e giocare con gli amici, molti sono suoi compagni dell’asilo che è sull’altro lato della strada, e mi siedo su una panchina a godermi questo ultimo sole d’autunno, tenendo d’occhio bimba, bici, altalene e scivoli, e intanto penso: «Però com’è cresciuta! E che bici! Io la bici vera al suo papà l’avevo comperata che aveva forse cinque anni - però gli avevo preso un modello bmx e ci era subito andato a fare le gare; ma forse non ricordo più bene, forse all’età di sua figlia gli avevo preso anch’io una mini bici, anzi sì, sono sicuro, era piccola ma proprio bici e con le rotelline, era tutta colorata di giallo e rosso e quando l’ha vista nel grande negozio ci è subito salito sopra, ha pigiato forte sui pedali ed è andato dritto fino in fondo al magazzino, fino a sbattere contro uno scaffale, per poi subito scendere, girare la bici e pedalare verso il portone che se non l’avesse fermato sua mamma sarebbe andato direttamente e pedalare per la strada». È un soffio, un momento di quelli che non te ne accorgi, ma la mente corre e rivive cose di tanti anni prima, trenta e forse più.  
Allora avevamo una casetta in mezzo ai boschi in collina, un prato intorno alla casa, una riva che scendeva nel bosco e ai bordi della riva avevo sistemato dei mattoni e creato uno spazio per fare il fuoco che alimentavo con i rami di potatura e con altra legna che raccoglievo nel bosco; ci facevamo spesso la carne ai ferri, e ogni anno ci facevamo la conserva di pomodoro che poi imbottigliavamo e che ci durava per tutto l’inverno successivo. Era un grande lavoro: prima al mercato generale del paese a comperare cassette di pomodori, carote, patate e tante altre cose che non ricordo; dopotutto io facevo solo il lavoro di facchinaggio, era mia moglie che sceglieva i gusti e le verdure necessarie. Poi, caricato tutto in macchina e via a casa a tirare fuori la grande «ramina» da 50 litri, pulire le verdure sul tavolo da campeggio in mezzo al prato, accendere il fuoco poi con delicatezza si mettevano tutti gli ingredienti nella casseruola e si portava a lenta ebollizione mescolando con cura in modo da creare un amalgama tra le diverse verdure; la cuoca aggiungeva un tocco di sale e di zucchero - mai capito perché ma questo era uno dei segreti della ricetta - e via rimestando, asciugando il sudore, chiacchierando, ridendo al sole, all’aria pulita, insomma godendo la vita e la gioia di essere famiglia.  
Era bello quando nella ramina le verdure si scioglievano e si amalgamavano in un corpo che si faceva man mano più omogeneo, rosso come colore dominante dato dai pomodori, ma con tracce di colori delle altre verdure che lasciavano il loro giallo e verde in diverse gradazioni. Era proprio così che tra la pausa di una vigorosa rimescolata e la successiva, mi ero fermato a contemplare l’immagine della conserva in ebollizione, dei crateri che si formavano sulla superficie per poi diventare bolle che scoppiavano mandando schizzi anche fuori dalla ramina; mi richiamavano lo spettacolo primordiale della formazione del mondo, dei vulcani che tracimando lava riprogettavano l’ambiente ponendo le basi a quello che sarebbe poi diventato il mondo attuale, con il suo verde dei prati, l’azzurro del cielo, il giallo e rosso della bici del mio bambino che stava giusto pedalando nei dintorni. Mi ero girato per guardarlo e, ancora preso da questi miei pensieri, come se io fossi una persona diversa e fuori da me stesso, l’ho visto partire a tutta velocità, puntare dritto sul fuoco, andare a sbattere con la ruota fino a incastrata sotto la grande ramina, poi la bici e il suo piccolo corpo fare come una capriola in avanti fino a mettere la testa proprio sopra il vulcano in attività che era la mia conserva in bollitura e... Non so quanto sia lungo un secondo - o meglio lo so bene dato che molti dei miei oggetti digitali hanno funzioni diverse a seconda che venga premuto un pulsante per uno o due o più secondi - ma quello di allora è durato un’infinità: ho visto il viso di mio figlio come entrare nella casseruola, starci appeso sopra a una spanna di altezza, e poi ricadere all’indietro; i miei sogni di vulcani primordiali si sono stoppati con un immenso tuffo al cuore e solo dopo X secondi sono come rientrato nel mio corpo per sgridare il figlio per la cosa pericolosa che aveva fatto e che non doveva assolutamente fare più.  
Il suo angelo custode era stato attento anche se era intervenuto solo all’ultimo momento; purtroppo anni dopo non più sulla bici ma su una moto lo stesso angelo custode era distratto o troppo occupato - ma questa è un’altra storia. Come se mi stessi risvegliando dalla contemplazione del vulcano creato dalla conserva e dal pensiero della - per fortuna? - mancata caduta dentro la ramina di mio figlio, mi sento scampanellare, mi giro e vedo la mia nipotina che, ferma sulla bici mi dice: «Che fai nonno, dormi?». No, le rispondo, stavo pensando alla bici del tuo papà che era bella gialla e rossa, ma la tua è ancora più bella. 
Lei ride, si gira, pedala con forza verso un gruppetto di amici gridando una specie di «Hiabba dabba duu», io la guardo con apprensione perché pedala molto forte, ma... indossa un caschetto. 
Giancarlo Barbero  

venerdì 13 febbraio 2015

Emergency: la lotta in Sierra Leone contro l'Ebola

 
 

Lettera di Gino Strada dalla Sierra Leone

 
«L'epidemia di Ebola costringe a riflettere. 2 pazienti su 3 sono morti in Africa. Uno sì, due no, uno sopravvive e due muoiono.
In Europa e negli USA, invece, sono stati curati complessivamente 25 pazienti. 5 sono morti e 20 sopravvissuti. 66 % di mortalità in Africa, 20% nei Paesi ricchi. Perché questa differenza? O per dirla in modo meno asettico: perché la stessa malattia lascia speranza, o condanna a morte? Risposta semplice: la differenza la fa la "cura".  Cittadini di prima e di seconda classe, chi ha diritto alla cura e chi non ce l'ha.
 
Quando ero studente ho avuto il privilegio di conoscere e di ascoltare il grande maestro di etica e di medicina Giulio Alfredo Maccacaro. Scriveva all'inizio degli anni settanta "Non si insegna, non si divulga e quindi non si sa che la vita media non usava distinguere per classi sociali fino all'inizio della rivoluzione industriale: è con questa che la morte e la malattia imparano a discriminare sempre più severamente ed attentamente, entro una stessa collettività, tra ricchi e poveri... ci si ammala e si muore di classe, come sulla tragica tolda del Titanic".
A bordo del Titanic, su un totale di 143 viaggiatrici di prima classe solo 4 perirono (3 avevano scelto volontariamente di rimanere sulla nave), mentre tra le viaggiatrici di terza classe 81 donne su 179 affondarono con la nave.
Lo stesso destino dei malati di Ebola, nei Paesi ricchi o in Africa.
 
Siamo tutti consapevoli che non esiste ancora una cura specifica per l'Ebola, ma "una cura" è stata possibile "outside Africa", e ha guarito l'80% dei pazienti.
E allora perché non renderla disponibile anche "inside Africa", ad esempio in Sierra Leone?
 
Si sa, "in Africa mancano le risorse" è il ritornello, la "spiegazione" che diventa poi giustificazione della scelta di continuare a discriminare, di continuare con la medicina "per i poveri".
"Eh, mah, cure più complesse sono da valutare, bisogna considerare il contesto"... si sente noiosamente ripetere ad ogni meeting da varie organizzazioni istituzioni ed esperti.
Conosciamo il contesto dell'Africa, e della Sierra Leone, dove lavoriamo da 14 anni. Ma non siamo qui per giustificarlo, anzi dobbiamo e vogliamo migliorarlo. È il grande sforzo che lo staff internazionale e sierraleonese di Emergency sta facendo: costruire un contesto di diritti condivisi, praticare una medicina senza discriminazioni. Gli strumenti a disposizione per salvare una vita (pochi o tanti, efficaci o inutili che siano) devono essere resi disponibili a tutti.
Mancano risorse? Troviamole.
In Europa e negli USA tutti i pazienti sono stati curati (e 4 su 5 sono guariti) in reparti di terapia intensiva, non solo di isolamento, e hanno ricevuto assistenza continuativa e non sporadica. 
Si deve e si può fare una terapia intensiva dello stesso livello, o molto simile, anche in Africa.
È un obbligo morale e scientifico, e un progetto realizzabile: siamo in Sierra Leone a portare medicina, non solo "compassione".
 
Gino Strada 
Freetown, Sierra Leone, 30 gennaio 2015»

Action Aid


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mercoledì 4 febbraio 2015

Selezione libri sullo stalking

 
E' con grande soddisfazione che ho ricevuto la notizia che il mio libro "L'incubo del babau - Una storia di stalking" è stato selezionato insieme al noto libro di Lucia Annibali "Io ci sono: La mia storia di non amore", un caso di cronaca recente che ha sconvolto l'opinione pubblica, dal sito web http://it.blog.whooming.com/speaker-corner.
Presto rilascerò anche un'intervista.


martedì 3 febbraio 2015

Il mio sogno

Lasciami sognare di essere un grande scrittore. Acquista e leggi un mio eBook a 99 centesimi. 
E poi decidi tu se il mio è soltanto un sogno o può diventare realtà. 

  «L’Era dell’Anticristo inizierà nell’anno numero 7, quando il Grande Impostore sarà 2 volte 7 e 2 volte settimo. Ma prima di rivelarsi, l’...