mercoledì 24 giugno 2015

Mamme, a volte fa schifo esserlo. E va bene così!



E’ un periodaccio.
Di quelli dove cerchi gli occhiali e ce li hai in testa, perdi il bambino e ce l’hai in braccio, ti guardi allo specchio e ti accorgi di assomigliare a Conchita Wurst.
Siamo in alta stagione e io sono in giro con clienti stranieri in questo angolo di paradiso ligure che sono le Cinque Terre. Rilassati e spensierati, scorrazzano per l’Europa bevendo vino, consultando guide, ingrassando a suon di carboidrati tricolore. Sono coppie o gruppi di amici che se la spassano un mondo e se hanno figli, non di rado li lasciano a casa con qualcuno.
Esco, saluto la family e in breve tempo mi incontro con i turisti del giorno. Se va bene, a fine giornata avrò mezz’ora nella quale dedicarmi solo a me stessa, senza essere interrotta perché qualcuno: a) ha rubato un gioco a un altro, b) ha fame, c) ha fatto la cacca, d) ha allagato il bagno, e) si è fatto male e urla come un’aquila.
Trenta minuti non sono molti. A volte mancano pure quelli.
E’ un periodaccio.
Di quelli dove più che un essere umano mi sento uno sherpa abbarbicato alla parete nord dell’Everest, senza bombola e alla disperata ricerca di restare viva. Di sopravvivere a culetti sporchi, richieste da soddisfare, stomaci da riempire, vestiti da lavare, risse da sedare, giochi da inventare, faccende da sbrigare, email da inviare.
E’ più o meno tra un urlo da soprano e un pannolino in mano, più Miss Doubtfire che Bridget Jones, che ho una rivelazione. Di quelle che ti lasciano prima fulminata e poi angosciata. La mia vita fa schifo!
La gente con cui passo le mie giornate lavorative cavalca i propri desideri, danza al passo dei propri ritmi, asseconda le proprie pause, decide quando andare o quando restare, è padrona della propria esistenza.
Io e Miss Indipendenza siamo due intime amiche che non si vedono da parecchio tempo.
Non si tratta tanto della mia vita in senso esistenziale, quel che appesantisce è la routine di certi giorni su altri. Quella quotidianità monopolizzata di diritto da tre piccole personcine, che non hanno chiesto di venire al mondo e che ora manovrano il mio.
Dopo l’illuminazione, oltre all’impotenza di essere costantemente risucchiata dentro un vortice e risputata intera più o meno verso le nove di sera, mi sono sentita un essere inetto.
Perché i figli so’ pezzi e’ core e guai lamentarsene, pena il rinvio a giudizio al tribunale dei minori.
Ragionandoci su, tra un treno per Manarola e uno da Riomaggiore, ho però realizzato che l’amore non centra proprio un bel nulla.
E’ solo la fotografia di una particolare fase della vita, che rispetto a quanto in molti pensano e pochi dicono, annovera momenti non proprio esaltanti di autentico sfinimento fisico.
Felicità è (anche) silenzio, indolenza, egoismo. E’ alzarsi alle dieci, mangiare una scatoletta di tonno, e fare la spola dal divano al letto, dal letto al divano; ma essere genitori è un contratto a chiamata che non contempla giorni di riposo, né festività.
Perché si fanno i figli?
E’ un po’ come rispondere a cosa sia l’amore. Ognuno ha una risposta diversa, legittima, dove tutto è il contrario di tutto.
I figli – su larga scala – ti salvano da te stesso e dal narcisismo autoreferenziale, obbligandoti a rinunciare al senso di onnipotenza che si aveva prima di loro. Sono l’unico miracolo che l’uomo sia riuscito a creare e il suo onere più grande.
E va bene così.
Trovando il coraggio di confessarselo, mugugnando di tanto in tanto, la luce alla fine del tunnel diventa via via più grande.
E ad entrarci a piè pari, in quel tunnel, da qualche altra parte del mondo, tocca a qualcun’altra.
Nell’esatto momento in cui fissa inebetita due lineette sottili che via via appaiono sempre più nitide.

x casalinga e blogger


lunedì 22 giugno 2015

Una piccola stella...



La mia piccola Lucia, la mia ballerina preferita...

Parlamento Europeo: la classifica 2015 degli europarlamentari più assenti



Come da tradizione da qualche anno ecco che a giugno arriva la classifica più temuta dagli europarlamentari fannulloni.
Ad un anno dalle elezioni europee la maglia nera dell’eurodeputato italiano più assenteista va a Giovanni Toti, (Forza Italia) che registra un vergognoso 29,21% di presenze. Toti, che con il suo risultato si piazza globalmente 746esimo su 749 europarlamentari, dovrà dire definitivamente addio al Parlamento Europeo vista l’incompatibilità con il suo nuovo ruolo di presidente della Regione Liguria.
Dopo di lui ma ad una bella distanza troviamo Antonio Tajani (Forza Italia) con appena il  56% di presenze e il suo collega di partito Aldo Patriciello, storico assenteista (60% di presenze). Il ‘podio degli assenteisti’ è quindi tutto targato Forza Italia.
Non molto lontano, con appena l’84% di presenze salta agli occhi il nome di Matteo Salvini, eurodeputato più assenteista della Lega, che il tempo per presenziare in tv o girare in ruspa invece lo trova sempre. Proprio Salvini ha costituito nei giorni scorsi un gruppo insieme ad altri xenofobi anti-europeisti come lui (Marine Le Pen, Geert Wilders…). Enf (in italiano Europa delle Libertà e delle Nazioni) servirà per incassare qualche milione di euro da quell’Europa che lo fa vivere e su cui spara a zero un giorno sì e l’altro pure. Quando si dice ‘sputare nel piatto in cui si mangia’!
Dal lato opposto invece, tra gli europarlamentari virtuosi che non mancano mai una seduta o una votazione troviamo al primo posto con il 100% di presenze gli eurodeputati Nicola Caputo (Pd) e Massimiliano Salini (Ncd).
Quanto al risultato di squadra, se guardiamo alle forze politiche nel loro insieme è sicuramente da segnalare il risultato incoraggiante degli europarlamentari del Movimento Cinque Stelle che, a parte qualche eccezione (David Borrelli con appena il 77% di presenze) vede la stragrande maggioranza dei suoi eletti (ben 12 su 17) con oltre  il 95% di presenze.
La classifica nel suo insieme mostra come le cose stiano cambiando in positivo facendo passare il nostro paese dal 24esimo posto (su 28) e una media del 78% di presenze della scorsa legislatura ad un 90,63% che la fa balzare al 13esimo posto davanti ai colleghi spagnoli, rumeni e lussemburghesi. All’ultimo posto troviamo gli irlandesi con una media dell’80% di presenze mentre i primi della classe sono ancora una volta gli austriaci con il 97% di presenze seguiti sul podio degli stacanovisti croati (96%) ed estoni (95%), il che dimostra che i nostri possono ancora fare meglio.
C’è da ricordare infatti che l’attuale sistema premia i ‘furbetti’, visto che le loro assenze incidono relativamente solo su alcune indennità accessorie (soggiorno e spese generali) ma non vi è alcuna decurtazione dello stipendio (indennità parlamentare di ben 7mila euro al mese). L’ennesimo privilegio di cui godono quelli che dovrebbero essere i nostri dipendentimentre per un cittadino comune che si assenta anche solo una volta ingiustificatamente dal posto di lavoro può scattare il licenziamento.
Per ‘normalizzare’ la situazione ci vorrebbe una modifica allo statuto dei parlamentari europei (ad opera degli stessi eurodeputati). Speriamo quindi che qualcuna delle nuove forze giovani e anti-sistema che hanno fatto ingresso nel Parlamento Europeo un anno fa contribuiscano ad avvicinare questa istituzione al mondo reale cominciando dal tentare dall’abolire questi assurdi privilegi e far uscire allo scoperto quelli che li difendono.

domenica 21 giugno 2015

Grecia: se l’Europa dell’euro è questa, meglio uscire il più in fretta possibile



A questo punto non si vede cosa possano fare Tsipras e gli altri del governo di Atene: le richieste che la Troika e gli altri creditori hanno messo sul tavolo, guidati dai soliti falchi eurocrati pro austerity, mirano a stringere ancor di più il cappio al collo dei poveri greci, e non lasciano quindi altra scelta che quella di uscire il più fretta possibile da una trappola che si è rivelata infernale. Ma uscire non è consentito (teoricamente) per chi ci è entrato, davvero una bella trappola!
Nessuno minaccia di fare la guerra alla Grecia se non pagherà i suoi debiti alle scadenze pattuite, la Grecia però, se non troveranno un accordo per la ristrutturazione del debito in pochissimi giorni, entrerà in un cataclisma economico-finanziario di grande portata e gravità. Infatti già ora in Grecia c’è la corsa a prosciugare i conti bancari per recuperare tutto ciò che è possibile e la Banca Centrale Europea è già dovuta intervenire a fornire un po’ di liquidità, ma certamente non basterà se si arriverà alla rottura.
Il vero problema però è che, a questo punto, uscire dall’euro è persino, per i greci, più conveniente che restare. Benché, come ho già detto sopra, uscire dall’euro sarebbe un passaggio dolorosissimo per i greci, con tutto ciò che ne conseguirà nell’immediato, tuttavia nel medio lungo periodo la prospettiva migliore è senza dubbio quella di uscire.
Non sono l’unico a pensarla così, ovviamente, anzi, molti economisti di gran fama (come Krugmanm, per esempio), pur senza esprimersi esplicitamente a favore della Grecia, esprimono opinioni che non lasciano dubbi sul loro orientamento.
Che cosa ci guadagnerebbe la Grecia a cedere alle condizioni capestro della Troika e dei creditori? Solo, un po’ di respiro sul piano finanziario, e solo per qualche mese, forse un anno, e poi tutto sarebbe daccapo e con una situazione persino peggiore di quella attuale perché:
1) senza una robusta ristrutturazione del debito la Grecia non può uscire da una crisi tremenda che è già diventata un rapido vortice depressivo;2) la fiducia che i greci hanno riposto nel nuovo governo si squaglierà più rapidamente della neve al sole, quindi verrebbe a mancare anche quella speranza e coesione necessaria a sostenere i sacrifici (impossibili) che i creditori chiedono;
3) l’appartenenza all’euro priverebbe ancora la Grecia della possibilità di agire secondo le proprie scelte e interessi economici (non quelli di Germania & C.) per far ripartire la propria economia e trarre almeno profitto dalla gravissima situazione depressiva in cui si trova.
Tra l’altro, entrando più a fondo nelle previsioni pro-cicliche del bilancio greco (è lo stesso Krugman a fare i calcoli) nel grafico del budget primario (escludendo cioè la spesa degli interessi sul debito) appare persino l’incredibile figura della Grecia in testa alla classifica europea dei migliori (in questa classifica l’Italia è seconda, seguita da Portogallo e Germania). Questo significa che non è assolutamente vero che i greci non vogliono fare sacrifici, i sacrifici li hanno fatti e hanno prodotto buoni risultati anche, solo che in una situazione depressa come quella che gli sciagurati ‘statisti’ europei hanno creato, è impossibile uscire da una crisa grave per chi si è trovato sul groppone un debito pesantissimo lasciato in eredità da chi ha governato in precedenza.
Una feroce critica sulla presunta incapacità dei greci di fare vita ‘morigerata’ viene proprio da un economista italiano: Francesco Giavazzi, che sul Financial Times sostiene apertamente che in cinque anni di crisi i greci non hanno imparato ancora niente. Meglio andare avanti senza di loro! A rispondergli è Karl Whelan su Bull market che sfodera tutta una serie di tabelle e grafici a dimostrare che il popolo greco ha già sopportato una pesantissima serie di sacrifici, e se non sono bastati non è colpa loro. Giavazzi tuttavia, nello stesso articolo sul Times, dice anche una cosa molto giusta: “(…) l’euro però non puo essere il sostituto di una indispensabile integrazione politica. Senza tale integrazione l’euro non può sopravvivere. Oggi la Grecia si trova proprio in mezzo a questo ingranaggio che non funziona”.
Non basta però guardare solo da una parte. Nella situazione venutasi a creare oggi un problema gigantesco ce l’hanno anche i creditori, che non sono però già più gli stessi che hanno originato quel debito insopportabile della Grecia. Oggi, grazie alla facilità con cui i soldi girano e cambiano colore, quel debito originario ha già cambiato mano, forse anche più volte. Ricorda un po’ (ma con significative differenze) quello che è già successo nella prima decade del millennio con i titoli dei subprime mortgages. Chi ha emesso quei titoli non ha aspettato che arrivassero a scadenza per riscuoterli ma li ha trasformati in titoli di risparmio rifilati a ignari investitori che poi hanno perso soldi, mentre i truffatori guadagnavano miliardi.
Anche in questo caso, i prestiti concessi originariamente ai greci dalle banche sono già stati sostituiti in gran parte da altri prestiti concessi dalla ‘Troika’ (Fmi, Ce, Bce) e purtroppo saranno i creditori di oggi a restare col ‘cerino acceso’ in mano se la Grecia andrà in default, non quelli che hanno originato il credito (e nemmeno quelli che hanno sottoscritto il debito).
Che fare? Personalmente sono convinto che entro lunedì troveranno un accordo per mantenere la Grecia nell’euro e nell’Europa, ma (a meno che vengano accolte tutte le richieste dei greci) alle condizioni attuali la convenienza dei greci è decisamente quella di uscire di corsa dall’euro, senza tentennamenti!

venerdì 19 giugno 2015

Maturità 2015, ad andare avanti è ancora l’Italia dei furbi



18 giugno 2015.  Ore 12:49. Leggo e riporto: “Il 22 per cento degli studenti alle prese con gli Esami di Stato ha dichiarato che avrebbe copiato grazie all’ausilio di un dispositivo elettronico. Il 21 per cento avrebbe deciso al momento. In definitiva, è sicuro che il 43 per cento dei maturandi ha portato con sé uno smartphone o un tablet. Una percentuale non affatto bassa se si considera che, secondo le indicazioni del Miur, dovrebbe essere pari allo zeroÈ questo il risultato dell’indagine condotta dalla redazione di Studenti.it, attraverso domande dirette, tra più di 8.000 utenti”.
Dieci sono le “domande dirette” di cui sopra:
1. Prevedi di inserire appunti e note nei vocabolari d’italiano, latino o greco?
2. Durante gli anni delle superiori ti hanno mai beccato a copiare?
3. Hai dei compagni di classe che pensi ti aiuterebbero a copiare durante gli esami?
4. Credi che ti lasceranno andare in bagno durante le prove scritte alla maturità?
5. Prevedi di usare cellulari, smartphone, iphone o cuffiette per copiare alla Maturità?
6. Hai mai usato bigliettini negli ultimi mesi per copiare?
7. Gli altri compagni copiano mai da te?
8. Durante le verifiche negli ultimi mesi hai copiato?
9. C’è una prova che vuoi copiare più delle altre?
10. Insomma, ammettilo: hai in programma di copiare agli esami di Maturità?
Interessanti le domande e soprattutto le risposte possibili. Dietro di esse c’è l’Italia dei pizzini, passati di mano, nascosti nei vocabolari o in altri luoghi più o meno intimi e personali. C’è l’Italia dei furbi che pensano con mesi in anticipo ai metodi e alle persone da sfruttare per passare l’esame. C’è l’Italia dei tronisti e delle veline – quanto sono efficaci i modelli delle Tv cavalleresche!- certi che il modo di cavarsela sia la seduzione grazie al loro fascino… alla faccia della maturità!
In troppi non hanno vergogna alcuna di imbrogliare o almeno di volerci provare. Lo si considera un diritto e un dovere. Si comincia dagli anni di scuola e si continua per l’intera vita professionale. In Italia. Se poi si fa parte dell’altro cinquantasette per cento, quelli che vogliono giocare pulito, che contano sulle loro capacità, sulla meritocrazia – che non è una parolaccia oscena- spesso l’unica cosa da fare è andarsene. Altro che fuga delle intelligenze. Questa è la fuga degli onesti.
Grande scuola la nostra. D’altra parte cosa possono fare i poveri insegnanti? Stare lì a sequestrare telefoni, tablet, auricolari, ricetrasmittenti e piccioni viaggiatori? Impedire ai giovani maturandi, tutti incontinenti e prostatici, povera giovane generazione già anziana, a non farla per sei lunghe ore? Oppure proporre nei cinque anni di scuola secondaria superiore valori e comportamenti puntualmente e quotidianamente smentiti dai tanti, di ogni ordine e grado, le cui imprese occupano le pagine di cronaca dei nostri quotidiani? Dovrebbero farlo, portando la loro credibilità al valore zero? Perché dovrebbero?
Inutile continuare a raccontare del rinnovamento della scuola italiana, di quanto possa e debba essere buona, quando poi, fuori dalle mura scolastiche è tutto e solo… chiamiamola noia. Per pudore.
Certo. Difficile considerare valida la statistica raccolta. Naturalmente non si può fare di ogni erba un fascio. Ovvio che ci sono quelli che arrivano alla Maturità con la media del dieci e ricevono il bacio accademico dalla commissione. Poi, in fondo, lo sanno tutti che la maturità non serve a niente. Come serve a poco la laurea triennale. Per non parlare della specialistica. In fondo a che serve studiare…
Che tristezza.

martedì 16 giugno 2015

"Thriller trilogy" sugli scudi !



Devo dire che MediaWorld mi porta decisamente fortuna. Dopo il primato di "Pàntaclo", un'altra sorpresa ancora più eclatante. Nella speciale Classifica dei 10 libri più graditi nel periodo dal 16/03 al 15/06 ha fatto il suo ingresso al 7° posto il mio eBook "Thriller trilogy".
Questa classifica si basa, oltre che sulle vendite del libro, anche sui giudizi dei lettori che vengono espressi in voti. Nella Classifica entrano i libri che hanno le medie più alte. Ebbene "Thriller trilogy" con 37 voti e la media del 4,27 si è guadagnato la settima posizione.
Fa un certo effetto vedere il mio libro in compagnia di Dan Brown, John Grisham, Suzanne Collins, Glenn Cooper e James Patterson.
Una grande soddisfazione e una piccola rivincita nei confronti del totale disinteresse dimostrato da parte delle grandi Case Editrici.

domenica 14 giugno 2015

N. 1 su Mediaworld !



E' con grande soddisfazione che oggi posso comunicare che il mio eBook "Pàntaclo" è balzato in vetta alla Classifica TOP 10 di Mediaworld. Un successo insperato e un grazie a tutti coloro che lo hanno reso possibile.

  «L’Era dell’Anticristo inizierà nell’anno numero 7, quando il Grande Impostore sarà 2 volte 7 e 2 volte settimo. Ma prima di rivelarsi, l’...