C’era grande attesa e curiosità per la prima volta di Berlusconi a Che tempo che fa. E adesso sarebbe fin troppo facile dire che, visti i tempi e il luogo, non ci si doveva aspettare da quel tipo di conversazione più di quanto in realtà c’è stato. Niente scontri, niente minacce di abbandonare, come era avvenuto in passato, qualche tentativo di monologo arginato abilmente dal conduttore, attento anche a correggere le imprecisioni più vistose della ricostruzione berlusconiana (la presenza di un Partito comunista italiano nel 1994 è fantapolitica), qualche scambio di battute spiritoso, sul calcio in particolare, nessuna rivelazione clamorosa. Eppure a ben guardare tra le pieghe di questa mezz’ora di televisione qualcosa di nuovo si può scoprire.
La cosa più appariscente è l’immagine un po’ dimessa di Berlusconi, particolarmente sbiadita al di là dei vari famosi espedienti di “trucco e parrucco”. Messo nella posizione “sottomessa” in senso letterale, in cui si trovano tutti gli ospiti di Fazio, non ha fatto nulla per uscirne: un Berlusconi disciplinato, scolastico, persino consapevole del tempo che passa e non gli concede più molte chance, ben diverso da quello che, fino all’altro ieri, si proclamava immortale ed eternamente giovane.
Ma il dato più interessante non è questo. A me pare sia emersa dalla conversazione anche un’altra novità più sottile, una sfumatura importante. Infatti, com’era ampiamente prevedibile il nostro ha sciorinato il suo consueto repertorio di balle: la rivoluzione liberale, la nuova crociata contro la status quo italiano, la riforma della pubblica amministrazione, la diminuzione della pressione fiscale, la persecuzione giudiziaria, la ricetta di Reagan come soluzione dei problemi economici (Dio ce ne scampi!), fino al giudizio negativo su Renzi abile solo come comunicatore mentre lui invece sì che le sa fare le cose… Insomma le stesse cose che sentiamo dal ’94.
Ma questa volta nei toni, nello sguardo e nella mimica c’era qualcosa di diverso. A differenza del passato e di quanto accade ai “ballisti seriali” che a forza di raccontare le balle finiscono per crederci pure loro, domenica era netta l’impressione che neppure lui credesse alle panzane che cercava di rifilare a Fazio e a tutti noi. Improvvisamente il grande comunicatore è parso come un vecchio attore un po’ sfiatato che deve recitare per contratto una parte che non lo convince più. E se non convince più lui stesso, a parte la Gelmini e la Biancofiore, chi potrà mai convincere?
Insomma, anche questa volta dal salottino di Fazio, con tutta la sua pacatezza, la sua disponibilità, la sua buona educazione, per chi vuole e sa leggere la tv al di là delle apparenze è uscita una non trascurabile verità.