Nella lettera dell’ad Rolex Italia che protesta con Renzi e Alfano per l’accostamento tra i devastatori di Milano e “i figli di papà con il Rolex” c’è una frase strepitosa: “Rolex Italia spa è un ‘cittadino’ esemplare di Milano, ossequioso della legalità e molto spesso chiamato a collaborare con le Forze dell’Ordine”. Ora, scrive Dagospia, l’azienda s’indigna per l’accostamento orologi-violenti, eppure “finché il prodotto è stato associato a ricchi viziati, politici corrotti, squali della finanza, gli svizzeri hanno goduto e incassato”.
Ma in quel segnalarsi cittadino esemplare, ossequioso e collaboratore delle (maiuscolo) Forze dell’Ordine, sembra emergere altro: il grido di dolore di un marchio sputtanato proprio da quel governo in sintonia con i cittadini-modello a 24 carati e forse anche con le lancette della Storia.
Del resto, se così non fosse, la protesta di Rolex avrebbe vibrato d’indignazione anche per l’accostamento al polso del figlio del ministro Lupi, omaggio di un imprenditore grato. Perché, in fondo, anche nel lussuoso mondo di Rolex agisce la lotta di classe, e la facinorosa che sfascia vetrine mostrando la griffe (chissà poi se autentica) è cosa ben diversa dal giovin signore con master a New York.
A questo punto, per farsi perdonare, Renzi potrebbe rendere omaggio al marchio di Ginevra (così come fece con Eataly e Technogym) avendo cura però di non indossare il consueto Audemars Piguet da 15 mila euro, ginevrino anch’esso ma della maison accanto.
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