18 giugno 2015. Ore 12:49. Leggo e riporto: “Il 22 per cento degli studenti alle prese con gli Esami di Stato ha dichiarato che avrebbe copiato grazie all’ausilio di un dispositivo elettronico. Il 21 per cento avrebbe deciso al momento. In definitiva, è sicuro che il 43 per cento dei maturandi ha portato con sé uno smartphone o un tablet. Una percentuale non affatto bassa se si considera che, secondo le indicazioni del Miur, dovrebbe essere pari allo zero. È questo il risultato dell’indagine condotta dalla redazione di Studenti.it, attraverso domande dirette, tra più di 8.000 utenti”.
Dieci sono le “domande dirette” di cui sopra:
1. Prevedi di inserire appunti e note nei vocabolari d’italiano, latino o greco?
2. Durante gli anni delle superiori ti hanno mai beccato a copiare?
3. Hai dei compagni di classe che pensi ti aiuterebbero a copiare durante gli esami?
4. Credi che ti lasceranno andare in bagno durante le prove scritte alla maturità?
5. Prevedi di usare cellulari, smartphone, iphone o cuffiette per copiare alla Maturità?
6. Hai mai usato bigliettini negli ultimi mesi per copiare?
7. Gli altri compagni copiano mai da te?
8. Durante le verifiche negli ultimi mesi hai copiato?
9. C’è una prova che vuoi copiare più delle altre?
10. Insomma, ammettilo: hai in programma di copiare agli esami di Maturità?
2. Durante gli anni delle superiori ti hanno mai beccato a copiare?
3. Hai dei compagni di classe che pensi ti aiuterebbero a copiare durante gli esami?
4. Credi che ti lasceranno andare in bagno durante le prove scritte alla maturità?
5. Prevedi di usare cellulari, smartphone, iphone o cuffiette per copiare alla Maturità?
6. Hai mai usato bigliettini negli ultimi mesi per copiare?
7. Gli altri compagni copiano mai da te?
8. Durante le verifiche negli ultimi mesi hai copiato?
9. C’è una prova che vuoi copiare più delle altre?
10. Insomma, ammettilo: hai in programma di copiare agli esami di Maturità?
Interessanti le domande e soprattutto le risposte possibili. Dietro di esse c’è l’Italia dei pizzini, passati di mano, nascosti nei vocabolari o in altri luoghi più o meno intimi e personali. C’è l’Italia dei furbi che pensano con mesi in anticipo ai metodi e alle persone da sfruttare per passare l’esame. C’è l’Italia dei tronisti e delle veline – quanto sono efficaci i modelli delle Tv cavalleresche!- certi che il modo di cavarsela sia la seduzione grazie al loro fascino… alla faccia della maturità!
In troppi non hanno vergogna alcuna di imbrogliare o almeno di volerci provare. Lo si considera un diritto e un dovere. Si comincia dagli anni di scuola e si continua per l’intera vita professionale. In Italia. Se poi si fa parte dell’altro cinquantasette per cento, quelli che vogliono giocare pulito, che contano sulle loro capacità, sulla meritocrazia – che non è una parolaccia oscena- spesso l’unica cosa da fare è andarsene. Altro che fuga delle intelligenze. Questa è la fuga degli onesti.
Grande scuola la nostra. D’altra parte cosa possono fare i poveri insegnanti? Stare lì a sequestrare telefoni, tablet, auricolari, ricetrasmittenti e piccioni viaggiatori? Impedire ai giovani maturandi, tutti incontinenti e prostatici, povera giovane generazione già anziana, a non farla per sei lunghe ore? Oppure proporre nei cinque anni di scuola secondaria superiore valori e comportamenti puntualmente e quotidianamente smentiti dai tanti, di ogni ordine e grado, le cui imprese occupano le pagine di cronaca dei nostri quotidiani? Dovrebbero farlo, portando la loro credibilità al valore zero? Perché dovrebbero?
Inutile continuare a raccontare del rinnovamento della scuola italiana, di quanto possa e debba essere buona, quando poi, fuori dalle mura scolastiche è tutto e solo… chiamiamola noia. Per pudore.
Certo. Difficile considerare valida la statistica raccolta. Naturalmente non si può fare di ogni erba un fascio. Ovvio che ci sono quelli che arrivano alla Maturità con la media del dieci e ricevono il bacio accademico dalla commissione. Poi, in fondo, lo sanno tutti che la maturità non serve a niente. Come serve a poco la laurea triennale. Per non parlare della specialistica. In fondo a che serve studiare…
Che tristezza.
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